Autore: Manuela Marangoni

A chi spetta la scelta della scuola superiore?

In terza media i ragazzi devono maturare la scelta della scuola superiore. La decisione che alla fine prenderanno deve essere frutto di un percorso di ricerca di informazioni, di conoscenza di se stessi ed infine di sintesi dei vari elementi. Non si può decidere all’ultimo momento in modo superficiale e non può essere il risultato di un’intuizione improvvisa.

Ma la scelta spetta ai ragazzi o ai genitori?

Il ragazzo è protagonista della scelta mentre i genitori dovrebbero supportare i figli nelle riflessioni aiutandoli a scegliere con metodo. Infatti sebbene siano i ragazzi i protagonisti della scelta, spesso sono confusi e non riescono riordinare le informazioni.

Le difficoltà che incontrano i ragazzi nel fare questa scelta sono molteplici. Da una parte non hanno ancora delineato un concetto di sé definito, sono in continuo cambiamento fisico e intellettivo e quindi è difficile pensare realisticamente a cosa faranno da grandi. Possono avere dei sogni e delle mete ma queste non sono sempre frutto di conoscenza approfondita. Infatti spesso ci sono delle discrepanze tra l’immagine reale e quella ideale di sé. Dall’altra si trovano davanti a numerosi indirizzi scolastici e ad una grande quantità di informazioni che possono indurli in confusione perché non sanno come valutarle. Infine non sempre hanno una sufficiente conoscenza del processo decisionale.

Quindi cosa possono fare i genitori per supportare i figli nella scelta?

I genitori devono accompagnare i figli in un clima di fiducia, che favorisca un atteggiamento di ricerca e dialogo al fine di supportarli in ogni tappa del processo decisionale. Inoltre supporteranno il figlio nelle varie fasi di questo percorso di scelta in modo da stimolarlo a riflettere, aiutandolo a dipanare dubbi e incertezze e a gestire l’ansia che comunemente accompagna le scelte.

Quindi in pratica:

  • si può cominciare ad analizzare assieme i desideri espressi dal figlio in relazione alla scelta futura per incoraggiarlo ad una riflessione sulle proprie caratteristiche personali (capacità, desideri, interessi, limiti e i punti di forza)
  • ricercare informazioni sulle scuole, accompagnarli alle scuole aperte
  • aiutarli ad analizzare ed elaborare le informazioni
  • tenere in debita considerazione il consiglio orientativo degli insegnanti
  • ed in ultimo farli valutare se la scuola scelta sia adeguata alle loro capacità, ai loro interessi, quali sbocchi offra, sondando la loro motivazione e considerando se questa sia proporzionata allo sforzo che la scuola richiede.

…. e cosa non dovrebbero fare

I genitori non dovrebbero decide per i figli.

Spesso i genitori condizionano o si sostituiscono nella scelta pensando di trasferire sui figi i desideri e le aspirazioni personali. Quindi sperano che il figlio possa realizzare quei sogni che avevano loro e che non hanno potuto realizzare, oppure pensano che i figli dovrebbero seguire le tradizioni di famiglia facendo quella professione che da generazioni caratterizza la loro famiglia.

Altre volte è convinzione del genitore che il ragazzo sia troppo immaturo per prendere una decisione che potrebbe influire sul suo futuro. Ma sono fermamente convinta che se supportati nel giusto modo i ragazzi di terza media possano arrivare ad una buona decisione.

Un altro errore al quale si può andare incontro è quello di indirizzare il figlio in corsi di studi che ritengono più prestigiosi o più adeguati per un lavoro futuro senza tener conto degli interessi o delle capacità del proprio figlio. Teniamo conto che il mercato del lavoro è così repentino nei cambiamenti che nascono nuove figure professionali nel giro di pochi anni e che quindi non possiamo saper quali saranno le richieste future, oltre al fatto che per un ragazzo studiare in una scuola di non interesse è demotivante e demoralizzante.

Inoltre la scelta della scuola non dovrebbe essere influita da pregiudizi verso alcuni indirizzi formativi. E’ bene andare ad informarsi visitando le scuole e valutando personalmente il percorso proposto.

I condizionamenti e le pressioni vengono giustificate alla luce di queste idee. I ragazzi, spesso quelli più insicuri, si lasciano convincere e poi nella maggioranza dei casi non sono felici della scelta fatta per loro.

Ogni genitore vuole la felicità dei propri figli, quindi aiutateli a fare una scelta che possano serenamente sostenere e portare avanti con interesse .

Il Networking e la ricerca di lavoro.

Gli annunci di lavoro non sono più così efficaci nella ricerca di lavoro come un tempo. Molte persone alla ricerca di lavoro spesso mi dicono che non capiscono come mai rispondono a molte inserzioni ma non vengono mai chiamate. Posto che le motivazioni possono essere molte, le ricerche statistiche ci dicono che la maggior parte dei posti di lavoro vacanti non sono visibili, non vengono pubblicizzati. il 60% delle posizioni aperte nelle aziende vengono occupate attraverso le reti di conoscenza e il passaparola o attraverso le auto-candidature.

Da qui capiamo che non basta più rispondere alle inserzioni ed aspettare una chiamata. E allora come fare? Se da una parte posso inviare delle candidature spontanee, dall’altra devo attivare il mio Networking .

Ma cos’è il Networking? E’ quella rete di contatti , persone che conosci o che hai conosciuto in contesti sociali o lavorativi ai quali puoi rivolgerti quando cerchi lavoro. Il Networking è fatto di amici, parenti, colleghi di lavoro attuali e passati, persone incontrate ai corsi di formazione, ma anche conosciute in ambienti informali come associazioni sportive o culturali.

Sempre più i datori di lavoro, per la ricerca di dipendenti o collaboratori, prima di attivare canali che spesso sono a pagamento, si affidano al passaparola chiedendo alla cerchia delle loro conoscenze o ai dipendenti stessi se conoscono qualcuno da segnalare. Inoltre poter entrare in contatto con dei candidati suggeriti da una maggior sicurezza rispetto a candidati che sono sconosciuti.

In genere le persone che vengono segnalate sono quelle che sono riuscite a comunicare al proprio Networking non solo che erano alla ricerca di lavoro ma anche le proprie competenze, le proprie capacità e il valore aggiunto che possono portare in un’azienda.

Quindi nella ricerca di lavoro attraverso il Networking non farò sapere solo che sono alla ricerca di lavoro ma cercherò di comunicare quello che so fare.

Oggi, soprattutto per posizioni impiegatizie, si può costruire anche un Networking virtuale con Linkedin, social network che si sta confermando come il social per la ricerca di lavoro e per la creazione di contatti tra professionisti. In questo ambiente virtuale posso ricercare informazioni sulle aziende di interesse, costruire una rete di conoscenze, condividere opinioni e contenuti professionali, commentando i post o scrivendone alcuni in modo da far trasparire il proprio valore professionale. Questo servirà a farsi conoscere e ad essere contattato per opportunità lavorative.

Che si utilizzi il Networking classico o quello virtuale, è importante cercare di costruirlo nel tempo e coltivare le relazioni di scambio reciproco………e quando sarai alla ricerca di lavoro avrai già creato le tue opportunità.

E se volessi cambiare la tua vita professionale?

Molte persone non si sentono pienamente o per nulla soddisfatte dell’attività lavorativa che svolgono. Nel tempo si fa strada la prospettiva del cambiamento che può essere un desiderio di cambiare attività professionale o di cambiare azienda oppure si sente la necessità di ampliare le proprie competenze per migliorare la posizione attuale.

Il cambiamento non è certo facile, molti sono i timori che minano la presa di decisione e la conseguente azione. Affrontare il “nuovo” inesplorato è un atto coraggioso che richiede molto investimento.

E allora cosa fare per mettere in atto il cambiamento? Un percorso che può essere utile a tal fine è quello di intraprendere un bilancio di competenze.

Cos’è il Bilancio di Competenze

E’ un percorso facilitato da un consulente di orientamento che permette un’ analisi delle proprie competenze e conoscenze maturate attraverso le esperienze lavorative e formative. Partendo dal risultato di questa analisi possiamo definire un nuovo obiettivo professionale e/o formativo e un piano di azione per raggiungerlo.

Quindi la sua finalità è quella di arrivare a definire un progetto professionale e/o formativo che sia coerente e compatibile con le caratteristiche della persona e realizzabile nel contesto di riferimento.

Le persone che intraprendono questo percorso, oltre ad aver maturato alcuni anni di esperienza lavorativa per poter valutare le competenze acquisite, dovranno essere motivate a riflettere su sé stesse.

Possiamo quindi suddividere il Bilancio di competenze in tre fasi;

1. Focus sulla persona

Nell’intraprendere un bilancio di competenze come prima cosa si devono identificare gli elementi che hanno innescato il processo di cambiamento. Quindi si può iniziare ad approfondire la conoscenza personale, analizzando la storia professionale e formativa. Si aiuterà la persona a far emergere i propri interessi, i propri valori, le proprie motivazioni, gli stili di pensiero, le attitudini, i punti di forza e quelli da migliorare.

Un analisi dettagliata di ogni singola attività lavorativa metterà maggiormente a fuoco le conoscenze professionali, le competenze tecniche e quelle trasversali.

Compito dell’esperto è quello di facilitare l’intero processo di analisi. Lo strumento fondamentale è il colloquio attraverso il quale si esprime la relazione di aiuto. L’attività di colloquio viene generalmente supportata da strumenti di autovalutazione, schede e griglie che favoriscono la ricostruzione delle esperienze personali e lavorative.

Dopo questo momento di riflessione e autoanalisi spesso la persona inizia ad avere una maggiore chiarezza delle sue potenzialità e dei suoi interessi e quindi inizia a delineare degli obiettivi possibili. E’ un momento a mio avviso che porta in sé meraviglia e stupore perché è come se si diradasse una nebbia che non faceva vedere chiaramente qualcosa che c’era già, un interesse tenuto da parte o un sogno che non si osava concretizzare.

Se invece ancora la persona fatica a definire un progetto professionale allora assieme al consulente vaglierà quelle professioni che sono in linea con le sue caratteristiche, interessi e competenze, fino a trovare delle possibili strade.

2. Fotografia del contesto

E’ una fase esplorativa, nella quale dopo aver identificato dei possibili obiettivi professionali o di sviluppo, con l’aiuto del consulente si verifica la realizzabilità: la strada ipotizzata è realistica e praticabile?

In questa fase si dovranno raccogliere informazioni e approfondire per ogni professione presa in considerazione le attività che si fanno, i requisiti richiesti sia in termini di conoscenze, di competenze e di caratteristiche di personalità e soprattutto se tale professione è richiesta nel mercato di riferimento.

Per fare questo, la persona potrà avvalersi dei repertori professionali regionali, dell’atlante del lavoro, e di altre fonti, o/e potrà prendere contatti e intervistare persone che lavorano nelle professioni ambite.

A questo punto si dovranno confrontare le proprie risorse rispetto a quello che è richiesto per il lavoro desiderato. Se ci sarà un gap, allora si dovrà prevedere delle azioni di formazione o di esperienza sul campo per colmare questo divario.

Definizione dell’obiettivo e Piano d’azione

Ed eccoci alla fine del nostro percorso dove definito l’obiettivo si dovrà redigere un piano di azione per poterlo raggiungere. Assieme al consulente si identificheranno i passi da fare, le priorità e i tempi di attuazione, si suddividerà l’obiettivo ultimo in obiettivi più piccoli in riferimento alle azioni che identificheremo essere prioritarie.

E’ un viaggio che ti permette di mettere in ordine gli elementi che ti caratterizzano in modo da avere una maggior chiarezza del valore che puoi apportare alla tua vita professionale.